Gustare un nuovo formaggio

Quanto più rapidamente abbandonerai il Vecchio Formaggio, tanto prima gusterai quello Nuovo”.

Questa è una delle massime che lo gnomo Ridolino scrisse sulle pareti del labirinto in cui si trovava mentre era in esplorazione, alla ricerca di un nuovo deposito di formaggio dal momento che il precedente non era più disponibile.

UN BEST SELLER

Ciò che Spencer Johnson cerca di spiegare attraverso questo simpatico libro, Chi ha spostato il mio formaggio? è che imparare a cambiare è necessario per continuare ad essere vivi nel senso più profondo del termine.

Ma cambiare è un’ardua impresa. E’ faticoso guardare da un’altra prospettiva. E’ difficile imparare a pensare e ad agire in modo diverso. E poi…il nuovo ci fa paura. Speriamo perciò che cambino gli altri, che cambino le circostanze, mentre noi rimaniamo fermi ad aspettare.

DIFFICILE SPOSTARSI

Quando abbiamo trovato una posizione comoda, raggiunto con fatica un traguardo, incontrato la persona della nostra vita, realizzato un sogno, nel tempo corriamo il rischio di adagiarci e il solo pensiero che le cose possano improvvisamente cambiare ci destabilizza. Come era accaduto agli abitanti del labirinto.

Quando abbiamo interiorizzato abitudini che neanche dopo la conversione mettiamo in discussione perché profondamente radicate dentro di noi, quando perpetriamo schemi di pensiero che ci sono stati tramandati o che abbiamo faticosamente costruito e testato nel tempo, quando abbiamo alle spalle anni di fede ed esperienza in diversi ambiti della vita che ci hanno permesso di vincere tante battaglie, rischiamo di riposarci su queste certezze e riproponiamo gli stessi comportamenti e le stesse modalità di pensiero in ogni situazione che ci si presenta, con la convinzione che funzioneranno, come (forse) hanno funzionato fino a ieri.

Quando siamo rimasti incagliati nel vuoto di un sogno non realizzato o nella nostalgia di qualcosa che appartiene al nostro passato, e verso cui continuiamo a guardare rifiutando di esplorare nuove possibilità, perdiamo quello che abbiamo davanti agli occhi e la vita diventa grigia e stagnante.

RINUNCIARE AL CAMBIAMENTO

Il fatto è che, se rifiutiamo di cambiare, siamo destinati a morire dentro, emotivamente e spiritualmente.

  • Il Faraone rimase fermo nella sua decisione di non lasciar partire i figli di Israele perché temeva di perdere risorse umane importanti e anche perché fino a quel momento il suo modello autoritario aveva sortito i suoi effetti; e così il suo regno implose.
  • Salomone, dopo la titubanza iniziale di fronte alle responsabilità che il trono comportava, si cullò nelle sue ricchezze e nella sua saggezza abbassando la soglia dell’attenzione; e andò incontro ad un declino.
  • La moglie di Lot si guardò indietro mentre usciva da Sodoma e divenne una statua di sale; perché quando non si è disponibili al cambiamento, ci si irrigidisce perdendo il contatto con sè stessi e con il mondo.

Il servo della parabola a cui venne donato un talento, preferì sotterrarlo per timore di perderlo piuttosto che mettersi in gioco provando a farlo fruttare, e alla fine quell’unico talento gli venne tolto.

UNA VITA IN MOVIMENTO

L’apostolo Paolo, nella lettera ai Romani, scrive: “siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà”.

La trasformazione non avviene una volta per tutte (solo nel momento della conversione, per intenderci) perché la vita ci pone sempre di fronte a nuove sfide per affrontare le quali abbiamo bisogno di una mente continuamente rinnovata, pronta a ricevere e ad elaborare nuovi stimoli in modo funzionale. Se la nostra mente è aperta al nuovo e umilmente sottomessa alla guida dello Spirito Santo, inizieremo quel viaggio benedetto che ci porterà ad abbandonare il “vecchio formaggio” per dirigerci risolutamente, non senza qualche paura legittima, verso il “nuovo formaggio”.

In questo modo la nostra vita potrà essere sempre al centro della volontà di Dio, un centro che non rimane fermo nello stesso punto, in una sorta di immobilità senza tempo, ma si sposta insieme alla nostra vita, che è sempre diversa a seconda delle fasi. Infatti in ogni fase abbiamo bisogno di un centro diverso. Affinchè non accada che Dio voglia portarci verso un nuovo centro mentre noi rimaniamo ancorati a quello vecchio, per noi stabile e sicuro, ma in realtà dismesso e pericolante; un centro che andava bene per una fase precedente ma non più ora.

  • Abramo ebbe il coraggio di lasciare le certezze di Ur per dirigersi verso un luogo sconosciuto.
  • Ester fu audace nel presentarsi ad Assuero andando oltre le ferree regole di palazzo.
  • Giuseppe mostrò una grande flessibilità nell’adattarsi continuamente a nuove situazioni, peraltro assai difficili.
  • Ruth, seguendo sua suocera, scelse di affrontare i rischi che avrebbe comportato la sua condizione di straniera.

Attraverso la loro disponibilità al cambiamento, tutti questi sperimentarono benedizioni maggiori di quelle di cui godevano prima.

Quanto più rapidamente abbandonerai il Vecchio Formaggio, tanto prima gusterai quello Nuovo”.

Perciò, liberiamoci di ciò che ostacola la nostra crescita e predisponiamoci al nuovo, anche perché, “nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino fa scoppiare gli otri, e il vino si perde insieme con gli otri; ma il vino nuovo va messo in otri nuovi” (Marco 2,22).

Ester Corciulo.