E’ mattina. Fuori c’è il sole.
Mi accomodo in salotto alla mia solita postazione di lavoro e mi preparo a scrivere questa riflessione, con la testa piena di idee e spunti interessanti su cui meditare. Amo la luminosità che c’è in questa casa, la sua esposizione solare è stata per me uno dei fattori vincenti quando ci siamo trasferiti qui, al punto che negli ultimi mesi ho persino deciso di eliminare le tende, cosicché non ci sia nessun filtro tra la luce esterna e quella interna.
Non è quindi inusuale che spesso e volentieri il mio sguardo si perda oltre la finestra, in cerca di ispirazione. E proprio mentre metto insieme le idee, il mio occhio si sofferma su un fascio di luce che dalla finestra penetra all’interno, illuminando un’area del pavimento del salotto.
Subito ne apprezzo la bellezza e il senso di calore che emana… ma poi, da attenta osservatrice, noto qualcosa che mi mette in crisi, facendomi sentire nella necessità di rimediare.
Dalla prospettiva in controluce,
una sottile coltre di polvere, pelucchi e altri granelli impercettibilmente posati sulla superficie delle piastrelle fanno capolino… sullo stesso pavimento che nelle altre ore del giorno, quando non puntato dai riflettori del sole, è continuamente soggetto all’azione dell’aspirapolvere.
“Vabbè, si sa! La polvere c’è sempre! Non formalizzarti su queste piccolezze” starai pensando…
Già… ma il punto è che questo esempio domestico mi ha ricordato un importante parallelismo nella nostra vita spirituale:
- Se non lasciamo entrare il sole nella finestra del nostro cuore, ci sembrerà sempre di essere sufficientemente “puliti”, senza sapere mai se c’è qualche alone vizioso da rimuovere, qualche granello o elemento apparentemente piccolo e non dannoso … la Bibbia chiama queste cose “peccato”, e spesso ha una parvenza tutt’altro che visibile a occhio nudo, ma proprio come pulviscoli sottili si insinua nella nostra personalità e diventa parte integrante del nostro essere: atteggiamenti sbagliati, modi di pensare inadeguati, comportamenti scorretti, etc.
- Una volta che il sole (lo Spirito di Dio) porta alla luce un lato buio, facendocelo notare, abbiamo due opzioni: far finta che non esista e non preoccuparcene, oppure collaborare con Dio e “sistemare” quello che c’è da migliorare.
A questo punto potresti obiettare che è un lavoro infinito, e che non si otterrà mai un risultato duraturo.
Se avessimo già terminato
il nostro lavoro qui sulla terra, saremmo probabilmente già in cielo, alla presenza di Dio. Ma non ci aveva già accettato cosi come siamo? Certo.
“Cristo è morto per te, quando eri ancora peccatore: questa è la prova che Dio ti ama.” (Romani 5:8)
Gesù non ci ha chiesto di pulirci da soli per avere comunione con Lui e ricevere la vita eterna, non saremmo in grado di farlo, perché serve una natura innocente e pura, che l’uomo non ha. Ma Cristo sulla croce ha preso su di sé tutta la lordura del peccato, comprese le sue forme più sottili, per donarti un cuore “lavato” e un posto assegnato in Cielo. Non devi più conquistarti nulla. Il posto è già riservato, perché Qualcuno ha pagato. Sei diventato un cittadino del Cielo. (Filippesi 3:20)
Ma finché sei qui sulla terra,
il tuo cuore è diventato la casa di Dio. Cosa deciderai di farne, ora che Lui è venuto ad abitarvi dentro? Ti preoccuperai di prendertene cura, controllando lo stato di pulizia oltre le superfici? O preferirai rimanere in una posizione accomodante, lasciando che gli agenti esterni, col passare del tempo, depositino i loro residui sporchevoli negli angolini più nascosti?
“Io non sono ancora arrivato al traguardo, non sono ancora perfetto! Proseguo però la corsa per tentare di afferrare ciò per cui sono stato afferrato da Cristo Gesù” (Filippesi 3:12)
Forse non vedi ancora il lavoro che c’è da fare, o non ne senti la necessità. Magari il motivo è che ci sono delle tende che filtrano il passaggio della luce attraverso la finestra del tuo cuore.
Anche fossero dei veli, ti impediscono di vedere in modo poco chiaro quello che la luce vuole invece mostrarti.
Se ti trovi in questa condizione e sei onesto con te stesso, chiedi a Dio di togliere quel velo dalla tua vista.
Prenditi il tempo per metterti davanti a quella finestra e chiudi gli occhi.
Assapora la bellezza e il calore di quei raggi che ti accarezzano.
Mettiti in contatto con quella luce, lasciati trovare e sii trasformato in tutto il tuo essere.
“e noi tutti a viso scoperto, contempliamo come in uno specchio la gloria del Signore, una gloria sempre maggiore che ci trasforma per essere simili a Lui…” (2 Corinzi 3:18)
“Io sono sicuro che Dio, il quale ha iniziato in te un buon lavoro, lo condurrà a termine per il ritorno di Gesù Cristo” (Filippesi 1:6)
Dio ti benedica.
Sonia Cagnazzi