“Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”
È una delle celebri frasi che ritroviamo nel libro “Il piccolo principe”, capolavoro scritto da Antoine de Saint-Exupéry nel 1943.
Un’opera letteraria senza età e senza tempo, che affronta diverse tematiche: l’amicizia, l’amore, il senso della vita, la vanità umana, la tristezza, l’esaltazione della fanciullezza e l’Invisibile l’anello di congiunzione e il senso di tutte le cose.
La storia
È la storia di un bambino speciale che, precipitato dal suo piccolo asteroide, inizia a girovagare per l’universo, di pianeta in pianeta, alla ricerca di risposte per colmare la solitudine.
Nel suo peregrinare incontra strani personaggi: un re, un vanitoso, un ubriacone, un lampionaio…che, con le loro bizzarre ossessioni, lasciano deluso e sconcertato il piccolo principe.
E poi c’è la rosa, molto altezzosa e vanitosa, che pensa di potercela fare da sola, contro tutto il resto del mondo, e di cui il principe è innamorato in maniera incondizionata.
Il desiderio di tornare a casa, nel suo piccolo asteroide, da dove puoi ammirare continuamente il tramonto, si farà sempre più impellente. Una volpe, l’amica sincera, gli illustrerà la strada di casa.
Ci ritornerà, ma solo dopo aver attraversato il deserto…
Ma cos’è questo “essenziale” che anima il racconto?
A questo interrogativo, troviamo risposta nella Prima lettera ai Corinzi 2:9 -10.
Paolo dice: “Le cose che occhio non ha visto e che orecchio non ha udito e che non sono salite in cuor d’uomo, sono quelle che Dio ha preparato per quelli che lo amano. Dio però le ha rivelate a noi per mezzo del suo Spirito, perché lo Spirito investiga ogni cosa, anche le profondità di Dio”.
L’apostolo con queste parole vuole farci comprendere che le cose immateriali, quelle che non si vedono, sono quelle da raggiungere. Le cose materiali non possono soddisfare i nostri bisogni. Solo l’essenziale che proviene da Dio può guarire i cuori e fasciare le ferite.
C’è una grande provvista che Dio ha preparato per noi, le cose sorprendenti che vanno oltre la nostra immaginazione. Per vedere tutto ciò non servono i sensi di cui siamo dotati (il gusto, l’olfatto, l’udito, la vista, il tatto). É vero possiamo udire la Sua voce, vedere le Sue opere, tastare con mano il Suo creato… Dio ha messo dentro di noi un altro senso che ci permette di scrutare le cose spirituali: lo Spirito Santo.
Non c’è nessun limite, nessuna ragione per rimanere ciechi su queste cose, e di non riconoscere quanto ci appartiene. Lo spirito ce lo rivela.
Nel deserto
A volte per poter sperimentare l’essenziale è necessario attraversare il deserto.
È stranamente un luogo sacro per eccellenza, un paradiso per l’anima, dove si scopre, si ritrova la verità e la via per tornare a casa. Un punto di partenza dopo una situazione disperata.
In Osea 2:14 sta scritto: “Perciò, ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore”
Nel “deserto” può sembrare che Dio sia assente, ma un figlio di Dio non è mai tagliato fuori da Dio e la Sua presenza è il nostro posto sicuro, il nostro rifugio nel deserto. Il deserto serve a ricordare a noi stessi chi è Dio per noi, chi siamo noi in Cristo e la Sua fedeltà soprattutto in questi momenti bui. In qualsiasi deserto ci troviamo, ci sarà sempre un’oasi dove poter attingere e dissetarci e quella fonte è la Parola di Dio, che ritorna alla mente soprattutto nei momenti di sconforto. Infine, chi è un compagno più fedele nel deserto dello Spirito Santo? Va avanti a noi, Cammina accanto a noi, ci guarda le spalle, riposa in noi e dimora in noi.
Riconosciamo lo scopo di Dio in ogni cosa, in ogni deserto che abbiamo o che stiamo attraversando, affidiamoci a Lui e torniamo a casa, proprio come il figliol prodigo: lì ci sarà il Padre ad aspettarci a braccia aperte.
Isaia 41:18-20
“Io farò scaturire dei fiumi sulle nude alture, delle fonti in mezzo alle valli; farò del deserto uno stagno, della terra arida una terra di sorgenti; pianterò nel deserto il cedro, l’acacia, il mirto e l’olivo selvatico; metterò nei luoghi sterili il cipresso, il platano e il larice tutti assieme, affinché quelli vedano, sappiano, considerino e capiscano tutti quanti che la mano del Signore ha operato questo e che il Santo d’Israele ne è il creatore”.