Sono nato in una famiglia a dir poco difficile: mio padre è stato un alcolizzato per quarantuno anni e mia madre, sofferente per questa situazione, dopo trent’anni di matrimonio si è ammalata di un grave esaurimento e di una forte depressione, al punto da meditare il suicidio. Sono cresciuto con la mia unica sorella in questa situazione.
Intorno ai 13 anni iniziai a frequentare l’ambiente parrocchiale, il catechismo, divenni chierichetto. Nacque in me il desiderio di avvicinarmi di più alle cose di Dio e a 14 anni presi la decisione di diventare prete, quindi preparai le valigie per frequentare il Seminario di Napoli. Avevo una forte sete per la religione, mi avvicinai alla curia arcivescovile e più volte ebbi contatti col Vaticano. Pensavo che, incontrando le maggiori personalità religiose, avrei potuto ricevere qualcosa da Dio.
Fu una completa delusione quando constatai che nessuno di loro mi parlava di Gesù.
Mi avvicinai al movimento carismatico e al movimento neo-catecumenale, ne divenni un responsabile, ma proprio in quel periodo qualcosa avvenne nella mia famiglia: una sera, mentre ero a casa sdraiato sul mio comodo divanetto, mia madre mi disse che sarebbe andata a trovare una vicina di casa, di nome Anna. Questa si era convertita alla fede evangelica da circa un anno e, tutte le volte che incontrava mia madre, la invitava ad ascoltare ciò che le era successo quando aveva accettato Gesù.
Quella sera mia madre andò da questa vicina. Pensavo che lei avesse l’intenzione di suicidarsi, perciò le raccomandai di rientrare entro mezz’ora, altrimenti sarei andato io stesso a riprenderla.
Ma mi addormentai e la mattina seguente trovai, vicino alla finestra di casa, mia madre che piangeva singhiozzando. Quando la guardai, mi accorsi che in quel pianto c’era qualcosa di molto diverso: le sue guance magre erano tutte bagnate dalle lacrime; i suoi occhi non erano più spenti, ma avevano una luce particolare.
Mi avvicinai a lei e le chiesi che cosa le fosse accaduto. Mi rispose: “Stanotte ho incontrato il Signore, e mi ha detto che se io Gli apro il cuore, Egli entrerà in me e cenerà con me”. La donna che prima non si curava di noi non c’era più; adesso avevo una mamma felice, allegra, piena di fiducia, e, anche se vi era ancora il problema di mio padre, tuttavia l’ambiente era diverso. Il cambiamento di mia madre mi portò tanta gioia, ma sentivo che non ero più libero di diventare prete con una madre appartenente ad un’altra religione. Dopo quei giorni di gioia, infatti, la conversione di mia madre sembrò un ostacolo alla mia vita di chierico.
Non ero più io ad impartire insegnamenti religiosi alla mia famiglia; adesso era mia madre che con autorità annunciava la Parola dei Signore e, più volte, le sue parole mi facevano apparire nudo sia a livello di conoscenza biblica che a livello spirituale.
Mi ricordai allora del tremendo caso di mio padre; pensavo tra me: “È vero, mia madre è cambiata. Adesso è felice ed è un’altra persona, ma mio padre è sempre lo stesso”.
Di nuovo mi rivolsi al Signore mettendoGli davanti la causa di mio padre: se avesse cambiato anche lui, allora il cambiamento di mia madre non sarebbe stato un caso.
Sapevo che per mio padre non c’era mai stato niente da fare e che tanti tentativi, seppur validi a livello umano, erano risultati inutili. L’8 dicembre 1994 mi disse che dal vicino di casa, anch’egli convertito, sarebbero andati nella serata due credenti evangelici.
Mi sembrò incuriosito, ma si giustificò dicendo che sarebbe andato per accompagnare mia madre. Mi preoccupai e dissi a mio padre di non lasciarsi coinvolgere con i discorsi di quelle persone, perché se anch’egli avesse cambiato religione, mi avrebbe messo in difficoltà con il seminario che frequentavo.
Dopo quell’incontro, parlando lui, ebbi l’impressione che fosse pensieroso. Dopo aver cenato insieme, mio padre si ritirò in camera da letto per coricarsi.
Non passò molto che dalla stanza chiamò me e mia madre.
Improvvisamente aveva avuto dei forti dolori allo stomaco. Iniziò a gridare per i crampi e, mentre mia madre iniziò a pregare per lui, mio padre confessava tutti i suoi peccati, le sue mancanze, i suoi difetti.
Il Signore intervenne potentemente al punto che si sentì liberato dal peccato e dalle catene dell’alcool. In quel giorno mio padre fu salvato. Da allora ebbi davanti un vero padre, un uomo che non avevo mai conosciuto, ma che la mia famiglia aveva sempre desiderato. Per me fu una grande risposta alla preghiera innalzata per lui. Dopo due mesi, mentre pregavamo a casa mia, il Signore, con grandissima potenza, salvò anche mia sorella, la quale subito si confessò peccatrice. Nella mia casa ogni cosa andava al suo posto: mio padre fu guarito miracolosamente al cuore, trovò lavoro e ne trovò tanto che potemmo fare del bene a chi ne aveva bisogno. Io sapevo, dopo tutti questi avvenimenti, di non essere nella strada giusta, ma spesso ciò che mi fermava era l’orgoglio di essere un grande religioso.
Il 24 maggio del 1995 un credente mi venne a fare visita e fu lo strumento adatto per mostrarmi ogni cosa chiaramente: mi resi conto che potevo servire il Signore non seguendo una religione, qualunque essa fosse, ma soltanto secondo la Parola Dio.
Una mattina, verso le 7, mia madre ci svegliò tutti e volle che pregassimo con lei. Quella mattina tutti e quattro, inginocchiati accanto al letto, pregammo, quando all’improvviso la presenza del Signore fu tanto potente, e ci benedisse. Lì, inginocchiato accanto al letto, Gesù entrò in me e mi salvò. Subito lasciai tutto: il seminario, l’ambiente parrocchiale, le amicizie.
La mia vita ebbe un solo significato: Cristo Gesù.
Gennaro Chiocca