Riflettiamo su alcune domande poste da Gesù. La prima la troviamo in Matteo 16:15, “Ed egli disse loro: E voi chi dite che io sia?”
Chi è Gesù per noi? La domanda può sembrarci poco impegnativa, grazie alla conoscenza che abbiamo di Lui. Ma facciamo attenzione a come rispondiamo, perché il senso della domanda non è che cosa sappiamo di Lui, ma chi è Lui per noi, vale a dire nella nostra vita. Se rispondiamo come Pietro, “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Mt 16:16) rispondiamo bene, correttamente, ma se Lui è questo per noi, l’Unto e il Figlio di Dio, che posto ha realmente nella nostra vita?
Se è l’Unto (Cristo o Messia) significa che è il Redentore, quindi per i Suoi meriti abbiamo acquisito uno stato di libertà morale e spirituale. Pertanto, che tipo di influenza esercita ancora su di noi il nostro IO? Se redenzione è liberazione dal peccato e dalla condanna eterna, ha influito sul nostro IO? Lo ha cambiato? Lo ha detronizzato per lasciar sedere sul trono del nostro cuore l’unico vero Re, il Re di gloria, Cristo Gesù? Se Gesù è il nostro Cristo, se lo stiamo facendo nostro ogni giorno, per il nostro IO non c’è scampo, deve arrendersi e lasciare spazio alle parole di Dio: “…non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me!” (Galati 2:20)
“Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente…” (Romani 12:2)
È modellabile il nostro carattere? È sottomesso a Cristo? È facilmente trasformabile nelle mani di Cristo? Siamo in grado di farne una verifica? Riusciamo a capire se stiamo cambiando oppure restiamo sempre gli stessi?
Se Gesù è per noi il Figlio del Dio vivente significa che Egli è Dio Onnipotente! Che è l’Infinito, il Creatore, il Santo, il cui Nome è glorioso e maestoso! Il cielo canta le Sue lodi, gli angeli lo servono e lo circondano di ammirazione. Quale sentimento deve coinvolgere il nostro cuore? Un profondo timore e una profonda riverenza. Così è stato per il profeta Isaia e così per l’apostolo Giovanni. Isaia 6:1-7; Apocalisse 1:12-18.
Altra domanda di Gesù per noi: “Mi ami?” (Giovanni 21:16).
Pietro si è trovato in difficoltà davanti a questa domanda, e noi? Proviamo le stesse difficoltà? Non riusciamo a rispondere: Si, io ti amo Signore? È così difficile? Così lontano da ciò che proviamo veramente? Ma siamo innamorati di Gesù sì o no? Alcuni si sposano o si sono sposati non per amore ma per altri motivi. Ma possiamo unirci a Gesù e non amarlo? O avere paura di amarlo perché questo comporterebbe altre cose: onorarlo, ubbidirgli, seguire i suoi passi, ascoltarlo, servirlo e quindi imparare a non fare più di testa nostra in ogni cosa: “…senza di me non potete fare nulla” (Gv 15:5); “Se voi mi amate, osserverete i miei comandamenti” (Gv 14:15). C’è qualcosa che possiamo fare senza Cristo? È così necessario sentirsi completamente dipendenti da Lui? Anche le cose più scontate e naturali della vita riusciamo a farle perché Dio ce ne dà facoltà: “…Lui, che dà a tutti la vita, il respiro e ogni cosa…Difatti, in Lui viviamo, ci muoviamo…” (Atti 17:26,28). I nostri pensieri tante volte ci tradiscono, perché la mente concepisce pensieri indegni e malvagi: “Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno…” (Geremia 17:9). “Poiché dal cuore vengono pensieri malvagi…” (Matteo 15:19). Dio questo lo sa, eppure non ci condanna, anzi, ha posto un grande rimedio, scegliendo, nel Suo infinito Amore, di salvarci tramite la grazia: “E’ per grazia che siete stati salvati…” (Efesini 2:5). Tuttavia i nostri pensieri sono come un campanello d’allarme, ci avvertono che le parti più oscure della nostra natura umana vorrebbero allontanarci dal vero amore, quello di Cristo. Vorrebbero raffreddare i nostri sentimenti per Lui, o ancora paggio, ingannarci con una finta religiosità: l’apparenza. Tutto di noi sembra cristiano, in realtà di cristiano c’è ben poco: “Se uno vuole essere religioso, ma poi non tiene a freno la sua lingua e inganna sé stesso, la sua religione è vana.” (Giacomo 1:26). Allora? Facciamo nostra la preghiera della sposa che si rivolge al Suo divino Sposo: “Attirami a te! Noi ti correremo dietro.” (Cantico dei cantici 1:4)
Corriamo dietro a Cristo come farebbero gli innamorati. Preghiamo e facciamolo seriamente, presentandoci davanti a Dio e chiedendo con preghiere e suppliche di attirarci a Lui. Egli ci risponderà! “Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre…” (Giovanni 6:44)
Ed infine ascoltiamo un’ultima domanda che ci pone Gesù: “disse a Filippo: Dove compreremo del pane perché questa gente abbia da mangiare?” (Giovanni 6:5)
Bella domanda… e ora che si fa? Diremmo noi. Come uscire da questa situazione aggrovigliata? Come fare? Troppa gente, migliaia, cinquemila uomini senza contare donne e bambini. Con quali risorse poi? Cinque pani e due pesci. Ci vorrebbero molti soldi, duecento denari non basta perché ciascuno ne riceva un pezzetto.
Noi siamo fatti così…tutti noi! A una domanda rispondiamo con mille domande… ma Gesù ci ha chiesto una risposta, una soluzione, un’idea utile che possa risolvere il problema. Ma noi non abbiamo soluzioni, non abbiamo idee, non abbiamo risposte efficaci! Sbagliato! Noi abbiamo delle risposte, ma purtroppo non ne siamo ancora consapevoli.
Mettiamo che l’enorme problema delle folle da sfamare rappresenti l’enorme problema che esiste nella nostra vita. Ci aspettiamo un intervento miracoloso, ma Gesù ci chiede che cosa fare. Ora Dio sa sempre che cosa fare, è pronto a operare: “Diceva così per metterlo alla prova; perché sapeva bene quello che stava per fare.” (Giovanni 6:6).
Io credo che Dio ci metta alla prova, nel senso che vuole farci capire che cosa ci stiamo portando appresso. Le zavorre dell’incredulità che ci fanno rispondere: non è possibile!? Oppure, le ali della fede che ci fanno dichiarare: “Io posso ogni cosa in colui che mi fortifica?” (Filippesi 4:13). “Se tu credi con tutto il cuore è possibile” (Atti 8:37), fu la risposta di Filippo all’eunuco. Dio vuole che noi abbiamo consapevolezza dell’enorme problema che ci troviamo davanti e della Sua infinita potenza che risolve quel grande problema. Se l’enorme problema è servire Dio in un campo così vasto e difficile, in mezzo a miserie e sofferenze in cui versano coloro che hanno la fede, dobbiamo essere pronti ad agire per fede, perché dal poco che noi pensiamo di avere possiamo iniziare a compire una grande opera. Possiamo operare nel Nome di Gesù per sfamare le vite distrutte di molti. Vite affamate di amore, giustizia, consolazione, libertà! “Il Signore è con te, o uomo forte e valoroso! … Va con questa tua forza…” (Giudici 6:12-14). Le soluzioni sono dentro di noi!
Non dobbiamo pensare che il nostro Dio sia sempre il Dio dell’immediatezza. Tutto subito! Altrimenti si vede che non abbiamo fede, o non ce l’abbiamo a sufficienza! No, il Signore agisce in noi e poi tramite noi giorno dopo giorno. Lentamente Lui porta avanti i Suoi piani e la Sua opera. Non dobbiamo scoraggiarci, ma dobbiamo saper confidare ogni giorno in Gesù, sapendo che è fedele, leale, che mantiene le promesse, che non ci deluderà! “Sia benedetto il Signore! Giorno per giorno porta per noi il nostro peso…” (Salmo 68:19). Quando il Suo peso diventa il nostro peso, giorno per giorno Cristo è con noi e non permette che la Sua opera vada in fumo. La nostra causa gli sta dinanzi, la Sua causa sta dinanzi a noi. Se noi siamo perseveranti arriverà l’aurora dall’alto che ci visiterà: “Dio per certo vi visiterà…” (Genesi 50:25); “…grazie ai sentimenti di misericordia del nostro Dio; per i quali l’Aurora dall’alto ci visiterà…” (Luca 1:78).
Perciò, dopo questo discorso, riflettiamo bene su come dovremmo rispondere al Signore. Quello che diciamo deve corrispondere a quello che viviamo!
Fabrizio Siracusa