Il mio nome è Medea

Dio mi ha dato il coraggio e la forza di “riprendere la mia vita in mano” e, questa volta, di farla guidare da Lui.

Avevo 17 anni quando accettai Gesù come Salvatore e fui battezzata con il suo Spirito. Sentii al mio cuore le parole di Giosuè 1.9, “Sii forte e coraggiosa…” Parole che ho inciso nell’animo, dipingendo di colori il mio mondo.

GIOVANE E COLPITA DA MALATTIA

All’età di 23 anni, mi ammalai: mi venne diagnosticata l’ARTRITE REUMATOIDE, una malattia autoimmune deformante ed invalidante. Nel giro di pochi giorni mi ritrovai allettata, con dolori lancinanti che non mi permettevano di usare né mani né piedi. Iniziai il percorso terapeutico previsto: un mix di farmaci che prevedeva anche una piccola dose di chemio. Il percorso non fu per niente facile, ma Dio mi diceva ancora: “SII FORTE E CORAGGIOSA”, e mi misi in viaggio, con il mio bel kit di farmaci, i miei dolori e il MIO DIO. Il MIO MONDO ERA ANCORA COLORATO!!!

Nel 2012, in prossimità della mia laurea, ci fu un aggravamento della malattia scaturito da un’infezione. Dovetti sottopormi a diversi controlli ed esami più appropriati, ma non mi arresi neanche questa volta; puntai i piedi e mi rialzai. Iniziai una nuova terapia che continua tutt’oggi. Mi laureai, con una stampella sottobraccio e la dedica della mia tesi riporta quel versetto “Non te l’ho io comandato? Sii forte e coraggioso; non ti spaventare e non ti sgomentare, perché il Signore, il tuo Dio, sarà con te dovunque andrai”.

Nel 2015 mi trasferii per motivi di lavoro da Messina dove sono nata a Gallarate (Va), e dopo essermi ambientata, pregai Dio che mi facesse trovare una chiesa, dove venisse predicata sana dottrina e dove poter ascoltare della buona musica.

Mi indirizzò nella chiesa del Past. Franco Spina. Quando ascoltai la predica, i canti, l’adorazione, le preghiere… ogni lacrima che attraversava il mio viso era grande quanto una noce e dissi: “Dio mio mi hai esaudito in ogni cosa e hai sovrabbondato”.

Lo raccontai al Pastore della chiesa di Messina, dove sono nata e cresciuta e lui mi disse: “Vai serena, vai tranquilla”. Le sue parole mi incoraggiarono e mi fecero capire che il suo compito era finito; mi aveva cresciuta ed istruita spiritualmente fino all’età di 30 anni e adesso passava il testimone ad un altro servo del Signore.

Nonostante ciò, per diverso tempo, ho preferito rimanere una semplice spettatrice e non un membro di chiesa.

VIVERE CON CHI?

Per circa 12 anni ci fu al mio fianco una persona, un ragazzo che ho amato profondamente, il mio tutto, il mio mondo. Molto presente in questi anni tortuosi, però eravamo distanti anni luce perché guardavamo in due direzioni diverse. Lui abitava in Sicilia e io a Gallarate, ma quando anche lui si trasferì al nord io iniziai a guardare nella sua stessa direzione. Mi sembrava di vivere una favola anche se ero cosciente di sbagliare.

Dentro di me risuonava una preghiera che non avrei mai proferito con la bocca, ma che il mio cuore gridava forte: “Signore, come sarà il mio futuro e quello dei figli che mi manderai? Come li indirizzerò?”. Dio rispose a quella preghiera in modo chiaro ma doloroso: quel ragazzo quattro anni fa andò via ed io sprofondai sottoterra. Il mio mondo diventò tutto nero, buio. Le conseguenze furono devastanti, emotivamente e fisicamente.

Me la presi con Dio perché mi sembrava che mi avesse tolto tutto, allontanato dalla mia famiglia, dalla mia terra, dalla mia chiesa e adesso mi toglieva lui.  Cercai riparo e conforto in ogni cosa e persona, in nuove relazioni, nelle amicizie. Elemosinavo affetto da ogni persona e situazione, ed anche nel nuovo lavoro che Dio stesso aveva provveduto perché più stabile, duraturo e gratificante.

Ma non comprendevo, credevo che Dio mi avesse voltato le spalle. Invece, ero io che lo avevo messo in un angolo… Lui voleva solo parlare con me, come facevamo un tempo, ma io non Gli davo ne spazio né tempo.

Quando pensavo di essere uscita da quella situazione sentimentale, due anni fa, questo ragazzo ritornò ed io caddi di nuovo ai suoi piedi.

Durò molto poco questa volta perché nel giro di pochi mesi andò via di nuovo.

E stavolta insieme al dolore si innescò tanta vergogna: ero caduta in un tranello, avevo svenduto la mia dignità e avevo dimenticato, quanto io fossi preziosa per Dio, chi davvero io fossi davvero, la Figlia di un RE. Avevo dimenticato che per la corona di spine di Cristo avevo guadagnato la corona della vita eterna.

Era Gennaio 2021. Una sera mentre pensavo a tutto quello che era successo, e ai miei errori, iniziò un vero e proprio combattimento: dentro di me sentivo delle voci che mi urlavano che ero una fallita, che nessuno mi amava, che ero sola, che senza un uomo ero nullità, che il mio Padre Celeste mi aveva abbandonata… Volevo “tornare a vivere”, ma non avevo le energie e in quel momento ho capito che con le mie forze non avrei potuto farcela, e mi decisi a chiedere aiuto.

Ho mandato un messaggio al gruppo WhatsApp della mia chiesa, dal quale ripetutamente sarei voluta uscire ma Dio non l’ha mai permesso, e ho raccontato la mia situazione.

Qualche minuto dopo, Claudio e Franca (una coppia di responsabili della mia comunità) mi chiamarono, invitandomi a casa loro. Stavano ospitando una perfetta sconosciuta, e io vidi due braccia tese verso di me e, quando mi gettai, sentii tutto l’affetto di cui avevo bisogno in quel momento: era l’abbraccio di Dio, attraverso le braccia di Franca. E quello era il primo di tanti abbracci che Dio mi avrebbe donato, attraverso i Suoi figli.

il mio DIO si è alzato dal Suo trono e ha detto: “VADO AD AIUTARE LA MIA BAMBINA”. Come il profeta anche io posso dire a gran voce: “NEL GIORNO CHE TI HO INVOCATO, TI SEI AVVICINATO, MI HAI DETTO NON TEMERE (LAMENTAZIONI 3.54)”.

NON CAPIVO MA ORA TUTTO E’ CHIARO

Dio ci allontana da quelle situazioni che ci distruggono. Forse era necessario tutto ciò che ho vissuto, ogni lacrima versata, ogni sofferenza perché mi han portato in quel deserto dove Dio ha parlato al mio cuore “Perciò, ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore” (Osea 2.16).

Ho chiesto a Lui la forza di alzare muri e mettere distanze a determinate situazioni, e lasciare alle spalle tutto ciò che avevo fatto, come sta scritto: “Ecco, la mia infermità si è cambiata in salute! Tu hai preservato la mia vita dalla fossa della distruzione, perché ti sei gettato dietro le spalle tutti i miei peccati” (Isaia 38:17).

Ha riempito vuoti e mancanze, non sono più sola, non lo sono mai stata. Non è Dio che si allontana o che non parla, siamo noi ad allontanarci e siamo noi che non udiamo più la Sua voce.

“Dio fa abitare il solitario in una famiglia” (Salmo 68.6). Benché, la mia famiglia materiale sia lontana, il Signore mi ha donato tante sorelle e fratelli in Cristo (non li cito per nome perché potrei dimenticarne qualcuno). È vero: la chiesa è una famiglia!

Ringrazio Nico ed Ester Battaglia perché, con il loro libro, mi hanno incoraggiato ad affrontare diversamente la mia malattia, a non dare adito a quelle brutte voci che ti urlano, che ti prospettano un futuro difficile, fatto di dolori e protesi, ma a dare spazio a quella voce che ti sussurra al cuore e ti dice “FIDATI DI ME, HO TUTTO SOTTO CONTROLLO”.

I combattimenti non mancano, e in quei momenti so a chi chiedere aiuto perché sono debole, ma come Paolo “quando sono debole allora sono forte” e con Dio lo sono. A Colui che ha accampato i Suoi angeli intorno a me, a Colui che mi sussurra al cuore “Sei prezioso ai miei occhi, perché sei stimato e io ti amo”, al mio Papà celeste adorato e fedele, a Lui va tutto il mio ringraziamento e il mio amore.

Grazie Papà, la Tua figliuola Medea